mercoledì 28 gennaio 2009

Gioco e vita emotiva

La ricerca psicologica, come ha analizzato i rapporti fra attività ludica e sviluppo intellettuale (e anche sociale, dato che la socializzazione richiede la maturazione delle capacità cognitive or ora considerate), così ha cercato di delineare quelli fra attività ludica e sviluppo affettivo ed emotivo. È nota l'interpretazione che Freud ha dato del gioco, e in particolare del gioco simbolico (ma, per Freud, anche giochi percettivo-motori possono caricarsi di un simbolismo inconscio). Da un lato, il timore o l'ansia che un bambino prova nei confronti di determinate cose possono venire ridotti, e quindi gradualmente dominati, attraverso la ripetuta rappresentazione ludica della situazione che è alla loro origine. Da un altro lato, impulsi o desideri che non potrebbero trovare soddisfacimento sul piano concreto, perché l'ambiente fisico o sociale non lo consentono, possono esprimersi su oggetti-simbolo (per esempio, l'aggressività verso un membro della famiglia può trovare espressione nel trattamento riservato a un bambolotto). In entrambi i casi il gioco assicurerebbe un migliore equilibrio emotivo. Anche l'utilizzazione ludica di particolari oggetti può costituire un elemento di facilitazione, una importante fase di transizione per il costituirsi di positivi rapporti affettivi. D.W. Winnicott ha proposto appunto il termine di “oggetti transizionali” per indicare quei bambolotti, fazzoletti, coperte ecc. che molti bambini desiderano avere sempre con sé e dai quali ricavano un senso di sicurezza, quel senso di sicurezza che più avanti verrà loro dai buoni rapporti affettivi che saranno in grado di stabilire con le persone. La natura del gioco in quanto attività sostitutiva è stata sottolineata anche da K. Lewin. Il bambino, osserva Lewin, passa più facilmente dell'adulto dal piano della realtà al piano dell'irrealtà, cioè della rappresentazione modificata delle situazioni in cui è immerso nella vita reale; e su tale “piano di irrealtà” si muove in modo libero e con ritrovato senso di sicurezza. Il gioco offrirebbe la possibilità di esprimere desideri o tensioni che non avrebbero sfogo altrimenti.La consapevolezza degli stretti rapporti fra attività ludica e vita psichica ha portato all'utilizzazione del gioco, in sede sia psicodiagnostica sia psicoterapeutica. L'analisi del comportamento ludico di un bambino offre infatti indicazioni sul livello del suo sviluppo motorio e intellettuale e permette di cogliere aspetti essenziali della sua vita emotiva e affettiva. Inoltre, la graduale presa di coscienza da parte di un bambino dei sentimenti da lui vissuti o fatti vivere ai personaggi del gioco può (come é stato sottolineato da Anna Freud e da Melanie Klein) avere una funzione terapeutica, o costituire un importante momento diagnostico

Il gioco espresione di creatività

Il gioco è molto più che un semplice divertimento, è anche creatività, fantasia, apprendimento, crescita, socializzazione, scoperta e conoscenza di se stessi e dell'ambiente in cui si vive.
Non deve quindi essere considerato un'esperienza futile e dispersiva, ma uno strumento attraverso cui l'individuo impara a conoscere e contemporaneamente prende le distanze dal mondo, partecipa all'esperienza del rapimento e, nel porre in gioco se stesso e la realtà, si conosce e la conosce meglio.
Il gioco permette lo sviluppo delle abilità manipolatorie dovute all'uso particolarmente sviluppato delle dita, dell'immaginazione e può rappresentare uno dei principali metodi di apprendimento poiché spinge il bambino ad interagire con l'ambiente che lo circonda e di conseguenza a conoscere le svariate sfaccettature della realtà. Per i bambini non c'è alcuna differenza tra il gioco e ciò che un adulto potrebbe considerare come un lavoro. I bambini, ad esempio, si divertono ad aiutare i loro genitori nei lavori domestici così come si divertono a maneggiare i giocattoli. Solo più tardi, una volta che giungono ad associare un'attività alla ricompensa, essi iniziano a considerare quel comportamento in vista di benefici a lungo termine piuttosto che per la gratificazione immediata.
Ciò è dovuto allo sviluppo di abilità cognitive che consentono al bambino di vedere il legame tra causa ed effetto.
Il gioco è significativo per lo sviluppo intellettivo del bambino, perché il bambino, quando gioca, sorprende se stesso e nella sorpresa acquisisce nuove modalità per entrare in relazione con il mondo esterno. Nel gioco il bambino sviluppa le proprie capacità intellettive. A seconda dell'età, il bambino nel giocare impara ad essere creativo, sperimenta le sue capacità cognitive, scopre se stesso, entra in relazione con i suoi coetanei e sviluppa quindi l'intera personalità.

la creatività e socialità


La creatività del bambino non si sviluppa solamente nell agenzia di socializzazione primaria (famiglia) ma anche a livello sociale ossia nell amibito non formale e informale(scuola e realtà sociale).

Perchè si realizzi tale processo è indispensabile che il contesto non sia letto solamente da un punto di vista fisico ma anche da un punto di vista emotivo-affettivo.

Più il contesto è sereno,tranquillo ed empatico il bambino può indirizzare le proprie emozioni in un circolo virtuoso,al contrario se il contesto non è sereno non si ha un libero sviluppo della creatività.Tale situazione potrebbe generare gravi problemi nel bambino,per esempio disturbi della personalità,incapacità di esprimere le proprie emozioni.

La creatività è una componente fondamentale nello sviluppo del bambino!