martedì 30 dicembre 2008

Winicott parte II

L'intera vita culturale dell'essere umano origina anch'essa nello spazio potenziale che congiungeva originariamente madre e bambino e si pone in una posizione di diretta continuità con il giocare in modo creativo; afferma Winnicott: "l'esperienza culturale comincia con il vivere in modo creativo, ciò che in primo luogo si manifesta nel gioco" .
Il destino dello spazio potenziale tra madre e bambino, che nasce nei primi stadi dell'esistenza dell'individuo, in rapporto alla fiducia del lattante nell'attendibilità della figura materna, determina la "qualità" del gioco e dell'esperienza culturale di ogni essere umano.
Dice Winnicott: "se la madre è in grado di fornire le condizioni opportune, ogni dettaglio della vita del bambino è un esempio di vivere creativo. Ogni oggetto è un oggetto "trovato".
Data l'opportunità il bambino comincia a vivere creativamente, e ad usare oggetti reali, per essere creativo in essi e con essi. Se al bambino non viene data questa opportunità allora non vi è alcun territorio in cui il bambino possa avere gioco o possa fare l'esperienza culturale: ne deriva che non si stabilisce alcun legame con l'eredità culturale, e non vi sarà alcun contributo al patrimonio culturale.
Il "bambino in carenza" è notoriamente irrequieto ed incapace di giocare, ed ha un impoverimento della capacità di fare esperienze nel campo culturale".
La mancanza di attendibilità della figura materna determina "una perdita dell'area di gioco e la perdita del simbolo significativo"; questo significa che il bambino potrà riempire, se le circostanze sono favorevoli, lo spazio potenziale con i prodotti della sua immaginazione, mentre, se le circostanze sono sfavorevoli, l'uso creativo degli oggetti viene a mancare e un falso sé compiacente si sostituisce al vero sé che possiede il potenziale per tale uso.
Lo spazio potenziale, la "terza area del vivere umano...che non si trova né dentro l'individuo né fuori, nel mondi della realtà condivisa" viene ad essere, per Winnicott, il "filo rosso" che lega gioco ed esperienza culturale e determina la qualità di entrambi.
Se il bambino può godere, nel momento in cui la madre inizia a separarsi da lui, di cure sensibili da parte della stessa, avrà un'area di gioco immensa, una sterminata distesa di illusione da riempire, durante tutta la sua vita, con il gioco creativo che porterà poi alla esperienza culturale. Giocare è "una maniera particolare di agire, una maniera di trattare la realtà in forma soggettiva" , è possibilità unica di essere creativi, ossia di utilizzare l'intero potenziale della propria personalità, di venire a contatto col proprio vero Sé, di compiere con consapevolezza il viaggio della vita, senza mai adattarsi passivamente ad essa.
La creatività è uno stato di vitalità esistenziale, comune ad ogni essere umano, sia esso bambino o adolescente o adulto, ed è per questo che meravigliosamente, per Winnicott, il gioco, intendendo con esso un atteggiamento ludico e creativo verso il mondo, non ha età: "io considero alla stessa stregua il modo di godere altamente sofisticato della persona adulta rispetto alla vita, o alla bellezza o all'astratta inventiva umana, e il gesto creativo di un bambino, che tende la mano alla bocca della madre, e che tocca i suoi denti, e la vede creativamente. Per me, il giocare porta in maniera naturale all'esperienza culturale e invero ne costituisce le fondamenta" .
Il bambino e l'adulto, che vivono creativamente, giocano entrambi, riempiendo con i prodotti della propria immaginazione e con l'uso dei simboli, lo spazio tra sé e l'ambiente (in origine l'oggetto); il gioco del bambino e la vita culturale dell'adulto nascono nella stessa area e allo sviluppo di quest'ultima è legato il loro stesso destino o, meglio, la loro qualità.

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